Una dialettica serrata incalza nei dialoghi tra Harmonizer, Flurin, Markarian, e Aswhaan, la ragazza che serve birre nella fantomatica locanda, sospesa in una terra di Margine fuori dallo spazio e dal tempo, gestita dall’Orfano Flurin.
La locanda stessa, oltre a essere luogo di morte naturale dei viandanti che vi alloggiano e che sembrano diventare cavie di oscuri esperimenti di Markarian, è luogo di riflessione e di scambio, nodo nevralgico di connessione per l’intrico dei vari fili narrativi.
Le entità fondamentali che animano la discussione siedono davanti al fuoco della taverna e narrano, domandano, riflettono, comprendono.
Sono dialoghi complessi, che riprendono squarci di vite trascorse in altri intermondi, che appartengono probabilmente a ellissi temporali distinte tra loro ma che in qualche modo rivelano punti di snodo comuni, connessioni segrete, spesso illustrate attraverso ricordi e risovvenenze.