ANTONIA
In via Orfeo l’inverno è meno inverno,
il freddo è meno freddo se i tuoi passi
nel buio ti conducono all’interno
di quel riquadro lucente. Ti abbassi
quasi, per entrare, forse già senti
di doverti inchinare, quasi andassi
al cospetto di una regina. E senti
che è così, che la regina è lì. Regna
tra le mele rosso fuoco e gli splendenti
limoni di un’altra terra. E ti insegna
a vivere. “Cosa le do?” ti dice
oppure “ che desidera?” S’impegna
in ciò che ormai a nessuno più s’addice:
la gentilezza profonda del cuore,
l’austera grazia non di superficie.
Le sue mani scelgono la migliore
arancia, la più succosa uva bianca
sanno a un semplice tocco che sapore
hanno le pere; sanno dove manca
la freschezza e dove invece è presente
la nascosta polpa buona. Mai stanca,
o almeno non lo dà a vedere. Niente
può stremarla: lei resiste nel gelo
di questa umana indifferenza, sente
con dolore che spesso dietro il velo
di un buon comportamento si nasconde
la grettezza di un cuore, lo sfacelo
di un’anima stanca di tutte le profonde
aspirazioni a essere umana.
Ma lei va avanti, niente la confonde.
E’ lì dall’alba coi guanti di lana
che le lasciano libere le dita.
Sei rintocchi ha battuto la campana
della chiesa vicina. Questa vita
fa paura: ogni affetto è un miraggio
che svanisce nell’aria inaridita:
non è mai niente al nostro passaggio.
Eppure a distanza sembrava vero.
Ma non per questo ha fine il nostro viaggio.
E tu, passante, se un triste pensiero
ti invade mentre attraversi questa via;
se intorno a te avverti l’insincero
calore della gente, la sciatteria
nei gesti e nelle parole, e ti senti
perso perché ormai non sai più dove stia
il senso di tutto; se i freddi venti
del tuo deserto soffiano e tu arranchi,
sbandi e i tuoi passi, sempre più lenti
si fermano, dimentica i tuoi stanchi
sogni del passato e trova riparo
qui. E prima che un Angelo ti affianchi
per sussurrarti che resiste un chiaro
rifugio dietro una porta di vetro
sotto il portico scuro, per te un faro
sarà quel barlume. Non farti indietro,
entra, anche se magari non hai quasi niente
da comprare. Entra, e in poco più di un metro
di spazio ti stupirà un’accogliente
vastità. Chiederai una melagrana,
che è un frutto bello da chiedere. Niente
di più. E sentirai che s’allontana
ogni scoraggiamento, ogni acrimonia.
Entra, apri quella porta: lì c’è Antonia.


